Comunicato Stampa
È
uscito il 28 agosto 2017, Ingólf Arnarson - Dramma epico in versi
liberi. Un prologo e cinque atti, grande opera poetica e teatrale di
ambientazione islandese di Emanuele Marcuccio per i tipi della marchigiana Le
Mezzelane Casa Editrice, nella collana di Poesia “Ballate”. Il volume raccoglie
un vasto lavoro iniziato nel maggio 1990 e terminato nell’aprile 2016. Un totale di 2380 versi con un lavoro di ben diciannove anni
escludendo i sette complessivi di interruzione.
La
pubblicazione di 188 pagine riporta in copertina un particolare dell’opera
“Oltre le apparenze” della pittrice Alberta Marchi e si apre con una nota di
Introduzione a cura dell’autore, continuando con una Prefazione a cura del
critico letterario Lorenzo Spurio e terminando con una Postfazione a cura del critico
letterario Lucia Bonanni (“Una introduzione alla
drammaturgia dell’Ingólf Arnarson”), già capitolo di un suo saggio
monografico sul dramma di Marcuccio, che la Bonanni pubblicherà prossimamente.
Impreziosisce il tutto una Nota storica a cura del Prof. Marcello Meli
(ordinario di Filologia germanica presso l’università di Padova) e una
quarta di copertina a cura del critico letterario Francesca Luzzio.
Scrive
Marcuccio nella nota di introduzione: «La poesia fa parte del mio essere, la
prosa non è nelle mie corde (preferisco leggerla), non riuscirei mai a scrivere
un racconto né un romanzo. Ho scelto quindi il teatro e un dramma in versi
liberi per cercare di esprimere la mia vena narrativa e, al contempo,
continuare a cercare di esprimere la poesia che il cuore mi detta, cesellando
il verso, sempre alla ricerca della migliore musicalità e fluidità nel ritmo,
nella cadenza e alla lettura. Versi liberi e non certo anarchici, versi di
varia lunghezza, sorretti da una diversa metrica, costituita non dal numero
delle sillabe o dalla rima, ma da assonanze, consonanze, figure di suono e
dalle necessarie figure retoriche. Con tutto il rispetto per i grandi poeti
della nostra letteratura, i quali, fino all’Ottocento hanno fatto largo uso di
metrica quantitativa, al punto da comprendere che il suo impiego non era più
necessario.» (p. 21)
Scrive
Lorenzo Spurio nella Prefazione: «Il dramma di Marcuccio tratta con originalità
e chiarezza di linguaggio molti topos
dell’epica germanica: i riferimenti ai combattimenti, al cozzar di spade,
all’importanza della fama e della gloria; l’impiego di prove per testare la
valorosità dell’eroe; la credenza e l’invocazione del fato, spesso
personificato, il tema del tesoro e il motivo del viaggio in terra straniera.
Essendomi occupato di fatalismo germanico, devo riconoscere che nell’opera di
Marcuccio il destino non è un semplice concetto, un’idea, ma viene caricato di
un significato proprio facendo di esso quasi un personaggio. Fato, destino,
sorte, fortuna sono concetti che derivano dall’antico inglese wyrd, spesso personificato dalle Norne,
che si riferisce a una cultura precristiana, pagana. A tutto ciò Marcuccio
aggiunge elementi che rimandano alla conversione dell’Islanda al cristianesimo:
la presenza di un monastero e di monaci, l’influenza celtica, la presenza di
croci che viene, quindi, a rappresentare una fase successiva di sviluppo
politico-sociale-economico della vita dell’Islanda di epoca norrena.
Tuttavia
ciò che Marcuccio narra non è solo un racconto epico, è molto di più. È
evidente, infatti, la potenza del lirismo, soprattutto in alcuni momenti, come
nella scena d’amore tra Sigurdh e Halldóra e, allo stesso tempo, di una certa
vicinanza alla cultura popolare con riscontrabili cadenze e dialettismi che
rendono particolarmente significativo e vivo il testo, sottolineando quanto sia
importante la componente orale nella trasmissione della cultura.» (pp. 30-31)