G.L. – Grazie per il pensiero… Dato che il nostro ambiente, per cui ho pensato
questa intervista, tratta principalmente Letteratura, qual è il tuo rapporto
con questa materia?
R.G. – E’ un mondo, la Letteratura, talmente vasto che sembra impossibile
circoscriverlo in poche battute, per cui mi limito alla mia, sia pur semplice,
visuale, per ciò che vedo – e leggo – occasionalmente nella vita di tutti i
giorni. Non mi limito ai libri, che leggo, in verità, molto poco, ma solo per
ragioni di tempo, dato che quando apro un libro, vorrei poterlo non mollare mai
fino all’ultima pagina di lettura, estendo la mia visuale di letteratura,
perciò, ai giornali quotidiani, alle Terze Pagine, così come a quelle occasioni
che trovo sui social, sul web, ovunque. Leggere mi consente di assumere
notizie, informazione, aprire orizzonti, che poi ridimensionerò sempre alla mia
portata, per non farmi influenzare dalle varie correnti, ma traendo ciò che
possa chiarire, laddove sia possibile, coincidere, con il mio modo di vedere la
realtà che ci circonda, basandomi sulla mia umana esperienza personale. Per cui
anche l’idea di scrivere e fare pubblicare qualcosa, per il momento, mi pare
una cosa ancora remota da realizzarsi. Ho più di un libro, nella mente, ma
spero, prima o poi, di riuscire a mettermici d’impegno e trasferire il tutto
sia in digitale, che su cartaceo, almeno finché farò in tempo a farlo, non si
sanno mai le cose della vita…
G.L. – Che genere di libri scriveresti, nel caso trovassi il modo, il tempo e
la voglia di farlo?
R.G. – Mah, uno riguarderebbe delle considerazioni attuali sulla società che
abbiamo oggi attorno, attingendo dal proprio vissuto personale. Insomma
considerazioni tra il “filosoficofaidate”, analizzando eventi vissuti in questi
anni strambi e assurdi, il proprio senso del politico sociale e via dicendo. Ho
già provato, sai, a scriverlo, è ancora là, che aspetta di essere completato,
soltanto che ogni volta che ci metto mano e rileggo ciò che ho già “messo giù”,
correggo e aggiorno diverse cose, per cui non sarà mai finito, non in tempi
brevi, almeno. Un altro è molto distante dalla realtà, ossia pura fantasia, lo
utilizzo proprio come evasione totale da ciò che esiste, oppure uso ciò che
esiste in contesti impensabili. Forse scrittori fantascientifici di
sceneggiature di film, fumetti o storie varie, in qualche modo ci potrebbero,
chissà, essere già passati, ma non credo proprio, perché la storia proviene
proprio da una questione profonda, personale, che non sto a spiegare, sennò
finirei per scrivere quel testo, rispondendo alla domanda… Infine ce ne sarebbe
un altro, ma qui andiamo a finire nello scabroso più erotico, per cui meglio
tralasciare, non mi sembra il caso o la sede più adatta, per questo genere.
G.L. – Ho notato che hai una certa dimestichezza con il linguaggio e sulla
proprietà della lingua italiana, hai fatto degli studi particolari, dei corsi?
R.G. – No, assolutamente nulla, alcun studio. E’ tutta autodidattica e lo
possono dimostrare gli strafalcioni che mi arrivano e nei quali mi ci infilo
spesso e volentieri. No, è semplice passione, che ho, nel tempo, cercato di
correggere.
Deriva essenzialmente dal mio voler cercare di farmi capire senza fare cadere
chi mi ascolta o legge, in interpretazioni diverse da ciò che intendo
esprimere, per cui ecco la ricerca dei sinonimi e contrari, termini diretti e
via dicendo. Oggi la gente legge, come dire, di sfuggita, oppure ti ascolta, di
sfuggita, ma solo per poi poterti mettere i puntini sulle i, laddove ti fossero
sfuggiti, per cui cerco di provvedere prima, preventivamente. Non ti legge e/o
ascolta per comprendere, aprirsi a nuove vedute, assimilare concetti nuovi o
diversi dal proprio. Se il tuo scritto non riflette ciò che la gente si
aspetta, dà noia e viene lasciato là, nella maggior parte dei casi. Da qui poi
nasce la domanda, su chi potrebbe mai leggere ciò che potrei proporre io, con
la marea di libri esistenti sulla piazza?...
G.L. – Beh, sono tanti gli scrittori o neo scrittori che si avventurano
comunque, su questa piazza, pur ponendosi questa domanda…
R.G. – Si, appunto. Penso, magari sbagliando, che lo facciano con la
presunzione che ciò che propongono possa - debba – interessare a qualcuno, per
cui, vabbè, ci provano, per cui prima di provarci dovrei togliermi dalla testa
questo tipo di dubbio…
G.L. – Che ne pensi della poesia? Hai mai provato a scrivere delle poesie?
R.G. – Si, da giovane ne ho scritte diverse, sempre basandomi, come credo
facciano un po’ tutti quelli che le scrivono, su emozioni, eventi, descrizioni
particolari, attraversate nel corso della propria vita, dando “pennellate di
colore verbale”, giusto per ingentilirle o donare alla propria poesia,
atmosfere particolari. Poi, vedendo che continuavo a cadere nel malinconico, mi
sono stancato e ho deciso di andare nell’assurdo, nel “non sens”, insomma
assolutamente contro corrente, rispetto alla malinconia… Mi diverte ancora oggi,
rileggerle, a distanza di anni, mentre quelle malinconiche possiamo forse
ritrovarle nel “cestino” della mente. Queste sono cose che fanno lavorare
l’immaginazione e mi servono spesso come una sorta di test nei confronti di
persone che conosco. Se le vedo sorridere, significa che ho a che fare con
persone dotate di immaginazione e di giusta fantasia, oppure le uso come
recupero per l’umore, nei momenti cupi della vita. Avevo addirittura pensato di
provare a tradurle in immagini video, ma poi, tra il dire e il fare è emerso il
Garbin… e non l’ho più fatto. Forse oggi potrei fare ricorso alla cosiddetta,
famigerata, intelligenza artificiale, applicata alla grafica video, chissà…
Per quanto riguarda la poesia di altri poeti, non riesco a generalizzare, devo,
di volta in volta, avere il testo sotto il naso, per averne un’idea. Non mi
piace, specie per i più classici, mettermi a leggere poesie, non riesco quasi
mai a trovarmi in sintonia con le atmosfere che questi hanno cercato di
produrre. Ok, lo so, in questo caso mi sento una sorta di orso… Forse alcuni
poeti contemporanei riescono a dare le “pennellate” giuste e farmi vedere
quadri immaginari interessanti e gradevoli. Le poetesse, riflettono
inevitabilmente la visuale femminile, spesso abbastanza scontata, per cui cerco
scritti di poetesse che mi facciano uscire da questo mio luogo comune e mi
possano stupire… in quel caso le apprezzo molto volentieri.
G.L. – Hai dei nomi?
R.G. – Ecco, mi hai colto in fallo, sono negato per i nomi da associare a dei
testi, però, forse, te ne posso fare uno, che può aiutare a comprendere il
genere che intendo… Alda Merini, ad esempio. Più contemporanee potrei nominare,
anche perché, forse la conosco un po’, Gioia Lomasti, conosci? Al di là di
questo, con un sorriso, ora, mentre ti do le risposte, non mi vengono dei nomi,
chiedo venia…
G.L. – E poeti uomini?
R.G. – Siamo sempre là, potrei menzionarti dei poeti classici, del passato, ma
di contemporanei, attualissimi, davvero non ho, nell’immediato, dei nomi che
possano arrivarmi alla mente, per cui, anche qui, chiedo umilmente venia. Potrei
citare le considerazioni di Luigi Pirandello, che mi affascinano, nel loro
studio della mente umana, poi, che so, un Ungaretti, Quasimodo, ma non mi
chiedere titoli delle loro poesie, perché cadrei rovinosamente nel panico, non
è certo un argomento per me.
G.L. – Va bene, tralasciamo la poesia, però adesso mi hai messo curiosità e mi
piacerebbe leggere una delle tue menzionate prima…
R.G. – Non in questo contesto, un giorno te ne farò leggere, appena ritrovo il
plico che le contiene, anzi, più di una… Sarei davvero curioso di vedere o
avere una tua impressione, su queste mie… ehm… “poesie”…
G.L. – Come trovi, oggi, il mondo degli scrittori contemporanei?
R.G. – Sotto certi punti di vista direi che avrebbero parecchio da lavorare, se
si guardassero bene intorno e se fossero dotati di capacità analitiche,
specialmente super partes, perché, altrimenti diventerebbero organi d’opinione
di parte…
Per i romanzieri, non credo proprio che le possibilità di fantasia oppure
ispirazioni dalla realtà possano mancare. In ogni caso fino a quando ci sarà
gente che legge, significa che ancora esiste e resiste l’immaginazione, perché
in questo mondo buttato tutto sull’esplicito, la fantasia un po’ va a
soffrirne. Laddove la fantasia non arriva, ora arriva pure l’intelligenza
artificiale, siamo proprio messi bene… Ci sarà ancora posto per la fantasia
umana? Tutto dovrà essere freddo e calcolato al micron?
G.L. – Infine il tuo rapporto con gli animali. Hai scritto delle cose,
recentemente, che mi portano a pensare che il tuo sia un rapporto molto
particolare…
R.G. – Non so se possa essere così particolare, di sicuro è qualcosa di
istintivo, è un’empatia che viene spontanea e naturale. Loro hanno una
percezione su chi si approccia nei loro confronti, che si basa su elementi
particolari che noi, cosiddetti umani, ancora non conosciamo del tutto. Ogni
animale ha una sua identità, anche se appartiene alla specie del gatto di casa,
oppure del cane, si tratta “soltanto” di entrare in sintonia con loro. Vedi, in
casa, con noi abitano sei gatti e sette cani, ognuno ha un suo modo di essere,
che cerca di essere compatibile con gli altri. Ogni tanto si azzuffano per
motivi loro, ma poi l’armonia e la pace ritorna, dato che poi ne beneficiamo
tutti. C’è ancora una lupa femmina, che non so per quale motivo, se si tratta
di ricevere cibo, si lascia avvicinare, mentre se soltanto cerco di farle delle
coccole, si allontana come se volessi farle chissà cosa di male. Ogni creatura
ha una sua percezione dei nostri atteggiamenti, entrare quindi in empatia non è
sempre così semplice. Tuttavia è certo che avvertano quando le persone siano
benevole con loro.
In ogni caso sono sempre esseri viventi, cerco di stare attento a non pestare
le formiche, figuriamoci per tutte le altre creature. Forse i ragni sono ancora
capaci di farmi rizzare i capelli, ma, alla fine, li ammiro nel loro lavoro per
sopravvivere… di sicuro non andrò a cercare di fare loro delle coccole, però.
Avremmo, come umani, un feeling, volendo, che potrebbe arrivare oltre
l’immaginabile, nel rapporto con le altre Creature viventi. Aborro severamente
la caccia, per il concetto di “divertimento”, nel vedere precipitare un uccello
colpito da una doppietta, mentre magari sta portando del cibo ai propri
piccoli… Considerare queste Creature “solo degli animali”, mi fa stare male… Se
pensiamo cosa certi esseri umani stiano facendo a tutt’oggi contro altri esseri
umani, poi, la dice tutta sulla cosiddetta “natura umana” …
G.L. – So che hai sempre coltivato la passione per la fotografia e poi anche per
le video riprese. Oggi conduci, sia pure in piccolo, dei programmi musicali,
dedicati all’Arte in genere, ma in prevalenza la Musica, hai esperienze
molteplici in questo tipo di ambiente e lo possiamo notare dando una sbirciata
al tuo canale You Tube. Da quanto tempo coltivi questo tipo di passioni?
R.G. – Da tantissimo tempo. Per la fotografia ho iniziato da giovanissimo, con
quelle macchinette compattine a caricatori di pellicola, che poi sono diventate,
con il tempo e la disponibilità economica, delle reflex, sempre a pellicola,
fino al passaggio al digitale, con reflex più sofisticate, ma sempre cercando
di crescere nella mia esperienza di autodidatta, semmai seguendo i consigli di
fotografi professionisti che ho conosciuto nell’ambiente ciclistico. Poi,
passando pure in ambito di Musica e Spettacolo in genere, le esperienze si sono
ampliate. Da cosa nasce cosa, per cui ho allargato le conoscenze anche alle
esperienze delle telecamere, sia da studio, che esterne e ampliato anche il mio
giro di occasioni per conoscere personaggi noti e meno noti, dello Spettacolo.
Tutto questo percorso progressivo, è avvenuto spontaneamente e non ho mai
spinto in alcun modo, per qualsivoglia ambizione, per arrivare chissà dove. Mi
sta bene così, continuo a restare così. Di ambizioni non ne ho proprio, tanto
se le cose devono arrivare, siamo noi a creare i presupposti affinché arrivino
spontaneamente e questo dà anche una certa maggiore soddisfazione, quando si
riesce a fare bene.
G.L. – Renato, confesso che andrei avanti a cercare di conoscere ancora molto
sul tuo modo di vivere sia la Letteratura, come tutto il resto, ma per il
momento, mi fermerei qui, avremo eventualmente altre occasioni per trattare
argomenti, di volta in volta, più mirati e particolari. Ti ringrazio per averci
concesso la tua disponibilità in questa chiacchierata.
R.G. – Grazie a te, Gioia, per questa opportunità che davvero non mi aspettavo.
Non mi pareva proprio di essere così interessante, al punto di essere
intervistato, però non mi è di spiaciuto, ho rivisitato un po’ di angoli della
mia vita, che non so a chi possano interessare. In ogni caso, se vi pare, sono
a vostra disposizione, ciao a presto!