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lunedì 25 settembre 2023

Intervista a Leonardo Bonetti, regista e scrittore, a cura di Gioia Lomasti, ripercorrendo i suoi progetti

 

Intervista a Leonardo Bonetti, regista e scrittore, a cura di Gioia Lomasti

Il blog di Vetrina delle Emozioni da il benvenuto e ringrazia Leonardo Bonetti, stimato regista, scrittore e poeta italiano (Roma 1963). L'Autore ha ricevuto attraverso i suoi libri importanti riconoscimenti. Si evidenziano i premi Nabokov 2009, Carver 2011 e il premio di poesia Lorenzo Montano 2012. Racconto d'inverno è il suo romanzo d'esordio. La sua carriera da  regista lo porta inizialmente alla realizzazione di un mediometraggio dal titolo Donina - un ritorno (Roma 2015) e successivamente scrive e dirige i lungometraggi Un amore rubato (Roma, 2016) e Rebeniza – L’Ombra del Maestro (Roma 2021). (fonte biografica e bibliografica Leonardo Bonetti)

Quale significato attribuisce alla scrittura? Cosa rappresenta la poesia nella sua vita?

La scrittura è, credo, un vero e proprio cammino di cui, nel corso di una vita, lasciamo tracce di vario genere, più o meno inconsapevolmente, sotto e dietro di noi, forse per alludere o scongiurare la strada ancora da percorrere. Nel farlo avanziamo a capo chino, come chi ha perso qualcosa e, cercando, diversamente da quanto attendeva, trova un oggetto qualsiasi che, nondimeno, lo colpisce a tal punto da indurlo a raccoglierlo e portarlo con sé. Nei momenti di riposo tutto ciò che si è trovato viene sparso a terra e disposto in ordine nuovo, accostando e accomodando in vario modo a ogni momento. Quell'accostamento e quella disposizione, rinnovata in modo prima indeciso, giunge a forma sempre più definita, finché gli aggiustamenti divengono infinitesimali e pressoché impercettibili. Solo a quel punto l’opera è compiuta.

Come nasce la passione per la cinematografia e da dove ha attinto interesse per la regia?

Sin dai miei primi tentativi espressivi ho sempre coltivato il desiderio e la tendenza verso l’assemblaggio di sequenze musicali e poetiche in costellazioni figurative. Risalgono alla metà degli anni ottanta, infatti, i primi abbozzi di soggetti e sceneggiature traevano ispirazione da particolari composizioni drammaturgiche e musicali. Ed è a quegli anni che risale l’interesse per i grandi maestri del cinema russo e italiano.

Nel suo percorso artistico quali sono i momenti che ne hanno determinato punti fondamentali?

Direi che lo spartiacque vero e proprio del mio percorso artistico è collocabile con la prima pubblicazione in prosa, Racconto d’inverno, un romanzo e una composizione musicale nate di pari passo, in un alternarsi di momenti compositivi e di scrittura. Da lì credo venga l’inizio di un processo di maturazione e consapevolezza dopo la prima fase di quasi esclusiva produzione musicale.

Che genere predilige per la stesura dei suoi lavori cinematografici? Quanta poetica vuole trasmettere attraverso la narrazione? Che importanza attribuisce alle ambientazioni e al paesaggio?

Il rapporto con i generi non mi è estraneo ma semmai rappresenta un confine costitutivo che necessariamente deve essere superato con l’assemblaggio, il movimento teso a radunare, ripulire, curare gli elementi esclusi dall'apparenza e che continuano a richiedere, esigendo il fare poetico, di essere portati alla luce. Tanti sono gli elementi di “genere” dentro i miei lavori, ma tutti, sempre, alla fine, vengono traditi senza alcuna intenzione. È nell'ordine delle cose se si vuole seguire la traccia più sincera e profonda dell’agire poetico. Per ciò che concerne la poetica, o ideologia dell’espressivo, anche qui non si tratta di pura volontà o di finalità didascaliche o, men che meno, pedagogiche. I contenuti di un senso complessivo in cui inserire le varie chiavi interpretative si mostrano e sviluppano secondo un processo naturale legato al pensiero. C’è un pensiero che si snoda nel movimento stesso del poetico e che è teso a ripulire e rispondere alla voce delle cose e in cui è esclusa ogni intrusione volontaristica. Infine, per ciò che concerne l’importanza delle ambientazioni e del paesaggio all'interno del contesto più specificatamente filmico non posso che ribadire quanto questo sia un aspetto legato all'ascolto dei luoghi in cui, modulando il “forse”, si incontrano nel lungo percorso che si intraprende quando si lavora ad un film. Occorre ascoltare i luoghi, intendo, seguendo la traccia per certi aspetti ineluttabile, per altri dettata dal caso.

Orientativamente quali tempistiche occorrono per la realizzazione di un’opera cinematografica?

Il lavoro che porta al compimento di un’opera tanto ambiziosa com'è quella della realizzazione filmica è estremamente lungo e, direi, divoratore di pazienza. Passione e pazienza, d'altronde, sono il cibo quotidiano di chi intraprende la strada dell’espressivo. Si parte dalla scrittura del soggetto per poi procedere con la sceneggiatura e la ricerca di location e attori adeguati. Direi che i tempi di preparazione sono di un anno o a volte più.


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