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lunedì 25 settembre 2023

Poema e narrazione sconfinata a cura di Gioia Lomasti dedica all'amico Gastone Cappelloni


Quando la poesia diviene vita, l'arte inscindibile del donarsi varca le armonie emozionali delle parole ornandole di istanti. Non ha bisogno di premesse, ma è avverabile avvertirla attraverso gli occhi della lettura, rendendola percezione interiore. Andando ad analizzare la tematica poetica, nel panorama odierno sono assai numerosi gli artifizi che si confrontano in versificazioni rimate e varianti, classificandosi tali in questo abisso di indeterminata incisione. Tecnica antica e umiltà di lessicismo che non denuda la classicità, ma si alimenta di un suo respiro essenziale.  Nata ancor prima della stesura di testi narrati, l'arte declamatrice si elargiva attraverso i cantastorie, che colorivano d'antico suono di lire e si anteponevano al verso ammaliatore del canto eterno, che ne anneriva i bordi da reminiscenze sconnesse e cardini di potenza. Poeta e nobile ammaliatore, che accoglie nutrendosi in futili piatti di sale. 

Eufemismi dettati da discernimenti interiori, sino ad un armistizio con il proprio io. Poeta che tra tanti volti ha saputo infondere il suo canto e che nella conoscenza lontana ne racchiude doni vivendone di essa. Si accoglie l'estro poetico come offerta, quel filo che nelle epoche viene intarsiato attraverso ricami  di ombra e luce. Ad oggi tanti i traguardi che hanno segnato il cammino artistico, e tanti i sogni giunti attraverso realtà indelebili che conducono pochi eletti. L'arte evince e ne fa culla nel panorama acclamatore e ad esso ci si inchina. Questo è ciò che ho attinto dalle letture del poeta Gastone Cappelloni, che di un percorso emozionale e non studiato ne classifica principi di sublime versificazione attraversandone linee temporali, che spaziano d'antico splendore. L'Italia raccontata dal poeta si arena in terre d'origine che ne hanno raccolto sogni e valori, ne hanno accolto la storia. Affetti che affidano il volto interiore del poeta stringendosi all'amore per la famiglia. Quel passato che personificato vive d'ascolto e concretizza nella parola il ricordo. E gli scritti si antepongono al caldo abbraccio del tempo, che ne simbolizza contorni e  memorie rievocate nelle narrazioni interiori rese poesia. Un seme oltre la propria realtà odierna, simbolo di esistenza che Cappelloni preserva come padre nel proprio discendente, verso l'amore per qualcosa di impercettibile ma essenziale che si colloca a parer mio come un dono per pochi eletti, quello di saper diffondere grazie a salde radici qualcosa di superiore che protegge ed incanta; l'arte si fa culla  tra i suoi rami, si ripara attraverso pelle di spine che tra le sue mani ne attingono la delicatezza del tempo, si stringono e raccolgono la disperazione e il dolore. Descrivere l'arte poetica in passaggi declamati da oneri ed onori non è ciò a cui il poeta approda, tra quelle mani prega, piange e gioisce, sino a che un altro seme giungerà a nuova vita, nel ricordo del suo tempo.

 


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