Quando la poesia diviene vita, l'arte inscindibile del donarsi varca le armonie emozionali delle parole ornandole di istanti. Non ha bisogno di premesse, ma è avverabile avvertirla attraverso gli occhi della lettura, rendendola percezione interiore. Andando ad analizzare la tematica poetica, nel panorama odierno sono assai numerosi gli artifizi che si confrontano in versificazioni rimate e varianti, classificandosi tali in questo abisso di indeterminata incisione. Tecnica antica e umiltà di lessicismo che non denuda la classicità, ma si alimenta di un suo respiro essenziale. Nata ancor prima della stesura di testi narrati, l'arte declamatrice si elargiva attraverso i cantastorie, che colorivano d'antico suono di lire e si anteponevano al verso ammaliatore del canto eterno, che ne anneriva i bordi da reminiscenze sconnesse e cardini di potenza. Poeta e nobile ammaliatore, che accoglie nutrendosi in futili piatti di sale.
Eufemismi dettati da
discernimenti interiori, sino ad un armistizio con il proprio io. Poeta che tra tanti volti ha
saputo infondere il suo canto e che nella conoscenza lontana ne racchiude doni vivendone
di essa. Si accoglie l'estro poetico come offerta, quel filo che nelle epoche
viene intarsiato attraverso ricami di ombra
e luce. Ad oggi tanti i traguardi che hanno segnato il cammino artistico, e
tanti i sogni giunti attraverso realtà indelebili che conducono pochi eletti.
L'arte evince e ne fa culla nel panorama acclamatore e ad esso ci si inchina.
Questo è ciò che ho attinto dalle letture del poeta Gastone Cappelloni, che di
un percorso emozionale e non studiato ne classifica principi di sublime versificazione
attraversandone linee temporali, che spaziano d'antico splendore. L'Italia
raccontata dal poeta si arena in terre d'origine che ne hanno raccolto sogni e
valori, ne hanno accolto la storia. Affetti che affidano il volto interiore del
poeta stringendosi all'amore per la famiglia. Quel passato che personificato
vive d'ascolto e concretizza nella parola il ricordo. E gli scritti si
antepongono al caldo abbraccio del tempo, che ne simbolizza contorni e memorie rievocate nelle narrazioni interiori
rese poesia. Un seme oltre
la propria realtà odierna, simbolo di esistenza che Cappelloni preserva come
padre nel proprio discendente, verso l'amore per qualcosa di impercettibile ma
essenziale che si colloca a parer mio come un dono per pochi eletti, quello di
saper diffondere grazie a salde radici qualcosa di superiore che protegge ed
incanta; l'arte si fa culla tra i suoi
rami, si ripara attraverso pelle di spine
che tra le sue mani ne attingono la delicatezza del tempo, si stringono e raccolgono
la disperazione e il dolore. Descrivere l'arte poetica in passaggi declamati da
oneri ed onori non è ciò a cui il poeta approda, tra quelle mani prega, piange
e gioisce, sino a che un altro seme giungerà a nuova vita, nel ricordo del suo
tempo.