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venerdì 23 luglio 2021

INTERVISTA ALLA MOSAICISTA ROSETTA FRANCHETTI A CURA DI GIOIA LOMASTI

 

Dante Matelda
OPERA DI ROSETTA FRANCHETTI
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Rosetta Franchetti nasce in Italia, vicino a Ravenna, città famosa nel mondo per i suoi mosaici bizantini. Scopre, per puro caso la sua passione per il mosaico negli anni 2000, grazie alla volontà di abbellire un comodino in legno acquistato a un mercatino per le pulci. Artista autodidatta, lavora con tutti i tipi di materiali: vetro, vetro specchiato, ceramica, ardesia, smalti veneziani che assembla facendoli comunicare e valorizzare a vicenda. I suoi primi lavori traggono ispirazione dai disegni bizantini realizzati a ricamo da sua madre. Attualmente, le radici del suo lavoro nascono dalle sue emozioni, dai suoi pensieri, dalle sue riflessioni. Nei suoi lavori quindi idee e materiali si fondano per creare opere uniche.

Puoi parlarci della tua città per il grande patrimonio culturale che ne rappresenta?

Il patrimonio culturale di Ravenna è talmente ricco che è difficilissimo essere sintetici, per rispondere a questa domanda dovrei parlarne per ore.  Ci provo scusandomi per la scelta del taglio. Premetto che, fin da bambina, ancora prima di studiare la storia e le ricchezze artistiche della mia città, vedevo e sentivo Ravenna come una culla di arte, di storia e di cultura. Questo percepito, maturato durante le visite ai mosaici nelle basiliche e battisteri con la mia famiglia, col senno di poi, credo che sia stato all’origine della mia passione per l’arte. Ravenna, tre volte capitale dell’Impero Romano d’Occidente, di Teodorico re dei goti e dell’Impero di Bisanzio in Europa è famosa in tutto il mondo per i suoi mosaici. Essa, infatti conserva il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità risalente al V e al VI secolo. I più belli si trovano nei siti dichiarati dall’ UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Città accogliente che ha saputo nel tempo conservare e valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale, Ravenna ospita anche le spoglie del mio amato Dante Alighieri che, accolto da Guido Novello da Polenta, continuò a Ravenna la stesura della Divina Commedia. Ed è a Ravenna che mori’ nel 1321 tra la notte del 13 e 14 settembre. Le sue spoglie sono conservate nel sepolcro in stile neoclassico eretto presso la basilica di San Francesco nel centro di Ravenna. La tomba è monumento nazionale. Attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata "zona dantesca". All'interno dell'area sono compresi la tomba del poeta, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, che ospitano il Museo Dantesco. Quest’anno si celebra il settecentesimo anniversario della morte e il programma delle iniziative è davvero fitto.



Come avviene la creazione di un mosaico? Viene rappresentata attraverso uno schema o la realizzazione avviene di getto?

Molto dipende dai lavori che si vogliono realizzare. Ogni progetto necessita, a seconda della propria peculiarità, di supporti, collanti, materiali specifici. Semplificando molto, posso dire che i lavori “classici” li eseguo prendendo spunto o riproducendo i decori bizantini che mia madre utilizza nel ricamo bizantino. Quando lascio il classico per il contemporaneo, il tutto parte dall’elaborazione di una emozione, un pensiero. I miei lavori “liberi” scaturiscono praticamente dalla pancia e arrivano alla mente. Li visualizzo interamente, nelle forme e nei colori. Mi è capitato anche che, all’improvviso, mi sia arrivata l’immagine dell’opera, a conferma di ciò che mi disse una mia cara amica ossia che alle volte fossero le opere ad arrivare da me. Non ri-elaboro quindi mai un lavoro, non ci sono correzioni in corso d’opera. Come sono visti e percepiti, così sono realizzati.

Quali sono i materiali da te utilizzati?

Per realizzare le mie opere utilizzo una varietà enorme di materiali. Mi piace sperimentarne l’energia e luminosità. Occupa un posto di primo piano l’ardesia. Adoro i suoi splendidi riflessi argentati e le sue forme irregolari ma per me perfette e mi piace abbinarla alla pasta vitrea, agli smalti veneziani, alle paste vitree a foglia metallica d’oro e d’argento, alle pietre naturali come il marmo e le ceramiche. Per il supporto dei quadri utilizzo spesso basi in legno, alcune volte le tele (adoro il rumore che il cemento produce sulla tela quando viene steso). Per le sculture costruisco io la base con legno e ferro.

 

Hai presentato uno dei tuoi progetti al concorso della biennale di mosaico di Ravenna,  dedicato a Dante ed alla figura di Matelda, personaggio che Dante incontra nel Paradiso Terrestre prima di Beatrice. Come è avvenuta la lavorazione di questa opera e quali materiali sono stati utilizzati?

Vorrei, prima di rispondere, fare una premessa. Ho voluto partecipare a questo concorso, mettendomi in gioco per la prima volta, innanzitutto perché era organizzato a Ravenna e poi perché Dante per me ha un significato davvero particolare. Dante è legato ai miei ricordi d’infanzia. Fu con mio nonno Achille Antonellini, infatti, che imparai i primi versi dell’Inferno. Confesso che sono i soli versi che, dall’età di sei anni ricordo ancora. Dante è entrato nel mio cuore ancora prima di entrare nella mia mente.

Per generare l’ispirazione mi sono documentata in modo molto rigoroso e approfondito andando ad analizzare tutto ciò che parlasse di Matelda e dell’incontro con Dante. Ho ripreso addirittura la Divina Commedia dove studiai i versi con il nonno. Al lavoro certosino di ricerca sono seguiti diversi bozzetti prima di approdare a quello definitivo.

L’opera s’intitola “Serenità”. Realizzato con acrilico, vetro specchiato, vetro, smalti, madreperla, resina, il quadro ritrae l’incontro tra Dante Alighieri e Matelda e precisamente il momento in cui lei, abbassa verginalmente gli occhi. La scelta di stilizzare i volti, i fiori e creare uno sfondo fortemente minimalista, è finalizzata a portare l’osservatore all’ascolto emotivo dell’opera. Facendosi trasportare dal gioco di luce dei materiali, dai colori tenui dei visi, e dalla vivacità dei colori - senza che questi rapiscano lo sguardo a discapito della visione d’insieme - l’osservatore è accompagnato verso una sorta di viaggio interiore dove l’armonia e la dolcezza trasmettono serenità. La rappresentazione minimalista del volto di Matelda e Dante, la stilizzazione del bouquet di fiori, lo schiarirsi del volto del Sommo Poeta e la purezza dell’acqua del ruscello, volgono a trasmettere il cambiamento reale e spirituale di Dante in Purgatorio. Il contenuto espresso, infatti, è l’allegoria dello stato di pacificazione raggiunto dall’animo umano dopo che questo ha vissuto il conflitto interiore indotto dal peccato.

La dolcezza, la purezza, la leggerezza, sono quindi quegli elementi fondamentali del vivere che hanno il potere di ridare pace interiore e serenità.

Che colorazioni vengono accostate ai tuoi progetti?

Personalmente, se penso alle mie opere e al mio modo di creare, più che “accostamento di colori” parlerei più di comunicazione tra i materiali e dello studio dei giochi di luce che essi creano. I materiali devono poter “parlarsi” contribuendo, in modo reciproco, a completarsi.

Cosa consigli agli artisti per evidenziarsi dalla massa?

Di studiare se stessi. Di ascoltarsi, poi di aprirsi al mondo assorbendo tutto ma poi elaborando il tutto secondo il proprio essere. Solo così si origina, a mio avviso, l’identità vera e unica di un’opera.

 


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