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Soul Basement è una band formata nel 1997 da Fabio Puglisi originario di Siracusa,
da sempre a capo del progetto. Fin dall'esordio sulla scena
internazionale, con la sua musica, il gruppo ha colpito l'attenzione della
critica, e di audiences di varia estrazione. Ispirato dai suoi modelli, Fabio
continua a espandere, e a incrociare, con successo i confini tra i diversi
generi musicali, grazie a una grande passione, e alla voglia di condividere le
sue canzoni con il pubblico di tutto il mondo, nel più puro piacere della
creazione artistica.
Collettivo dal sound davvero unico e riconoscibile, i Soul Basement si
vedono frequentemente in tour a livello internazionale.
Quali sono i componenti della band e come è nata la vostra collaborazione?
Nel corso degli anni la formazione base ha
subito vari cambiamenti, allo stato attuale il gruppo è formato da me e da
Aaron Kaye alla voce.
Che tipo di corrente musicale seguite? Quale messaggio volete trasmettere
attraverso i vostri brani, e quale è il testo che maggiormente vi rappresenta?
Fondamentalmente Soul Basement è un gruppo
soul, seppur non nel senso stretto del termine, in quanto contaminiamo spesso
con generi come il jazz, l’hip hop… In quanto ai messaggi, abbiamo sempre
cercato di scrivere canzoni che, comunque sia, lascino qualcosa in chi le
ascolta. A volte si tratta di amore, altre ci si muove più sul sociale, e anche
verso tematiche in qualche modo collegate al mondo interiore dell’uomo. Non è
semplice, però, selezionare un testo su tutti; diciamo, su due piedi, che “Sing
with Me” contiene probabilmente uno dei messaggi più rappresentativi, se non
altro, della nostra produzione più recente.
Dove si sono svolti i vostri concerti e qual’è stato l'avvenimento di
maggior rilievo?
Negli anni Soul Basement hanno suonato in
varie parti del mondo, anche se la maggior parte dell’attività live si è svolta
più che altro in Europa. Due eventi in particolare che, al momento, mi vengono
in mente sono un meraviglioso concerto al FluxBau di Berlino, e uno allo
stracolmo Juu Jääb Festival in Estonia, insieme ai Tortured Soul.
A quale testo poetico o narrativo potresti uguagliare un vostro pezzo
musicale?
Probabilmente
a una delle tante poesie del grande Derek Walcott.
Parlaci del tuo impegno come produttore artistico
Sono costantemente in studio, oltre a Soul
Basement ho sempre seguito diversi progetti discografici di vario genere, in
Europa, negli US, e in altre parti del mondo. è
un’attività non soltanto creativa ma divertente, e dalla quale c’è
sempre qualcosa di nuovo da imparare, un po’ come nella vita del resto.
Come è nato il vostro ultimo progetto?
L’album “The Possibility of Happiness” si è
sviluppato in poco più di un anno di lavoro fra Zagreb e Los Angeles, e vede
appunto la partecipazione di Aaron che, fra l’altro, è un collaboratore di
artisti come Snoop Dogg, Faith Evans, Wiz Khalifa e altri. Devo dire che per
me, in quanto produttore, ha rappresentato un’avventura, perché mi ha condotto
all’esplorazione di territori che non avevo mai neanche sfiorato prima. Ci
siamo divertiti molto nel realizzarlo e, stando al successo riscosso fin’ora
dal singolo “Get Rich”, pare che anche il pubblico lo stia apprezzando
parecchio. Infine, grazie a te Gioia per questa piacevole intervista, e un
saluto ai lettori.