MAo Medici, cantastorie, leva 1977. Geometra, tecnico AutoCAD, grafico e web designer. Si approccia alla musica con un fare timido in età scolastica iniziando con lo scrivere poesie. Sente l'esigenza di accompagnare i suoi testi con delle note. Imbraccia la sua prima chitarra nel lontano 1991 studiando da autodidatta. Dopo aver vinto un concorso di poesia, nel 1992 comincia a scrivere le prime canzoni e a costruire la prima band: i Dalbamao. Sonorità rap con le tastiere Bontempi. Anche lì, l'autore, studia da autodidatta il pianoforte. Ma lo strumento a corde lo attira sempre più. Nel 1994 cambia pelle, un vestito punk con la sua prima elettrica. Crea i Senza Senso. Band che lo porterà a suonare con Niccolò Fabi, Sottotono e altri artisti della scena di allora sul palco del Palabanco di Desio. Ma MAo non ama rimanere nello stesso mondo, dopo due dischi con i Senza Senso e alcuni concorsi vinti (e persi) che lo hanno portato a suonare nella maggior parte del Nord Italia, nel 2000 crea i Dual (2000/2007), sonorità pop e, parallelamente fonda in compartecipazione gli Estatika (2000/2010) (vincitori di numerose tappe di emergenza Rock e di alcuni concorsi regionali) band con sonorità rock melodico/grunge. Molti live dal Nord a Sud della penisola lo portano a consolidare il suo rapporto con le parole e con lo strumento. I tutti gli anni ha sempre composto testi e musiche, rigorosamente in italiano, rigorosamente inediti. Scrive il suo primo libro "Appunti di un paroliere scalzo". Dopo lo scioglimento degli Estatika, il menestrello diventa papà. Da lì parte un nuovo progetto, un nuovo mondo: acustico. Nel 2012 esce il primo disco cantautorale, chitarra e voce: Cenere. Non è da tutti, in molti gli sconsigliano un album di quel tipo ma a lui non è mai importato l'essere "alla moda". È l'inizio di un percorso artistico intenso che lo porta a collaborare con i comici di Zelig e Colorado, vince premi, alcuni brani diventano inni, calca palchi prestigiosi e teatri, consolida amicizie con musicisti del panorama italiano ed internazionale. Intervistato in moltissime dirette radio e TV italiane. Moltissimi gli articoli su di lui su molte testate nazionali, web magazine e blog. Il singolo "Questo lo farò" lo porta a conquistare il 4° posto nell'Euromusic Contest di cui era l'unico artista a cantare in italiano con solo chitarra e voce. Nel 2015 realizza il secondo disco tramite crowdfunding MUSIC RAISER: Volo Pindarico che ha come ospiti musicisti internazionali. Il suo live è accompagnato da artisti in un set unico sul palco il cantautore fa capire la sua levatura con la sua particolarità. Il suo repertorio propone solo ed esclusivamente brani inediti scritti da lui stesso. Dal secondo disco nasce il romanzo "Una commedia romantica" che nel 2018 diventerà uno spettacolo teatrale scritto e diretto dallo stesso MAo che debutta in teatro nel dicembre dello stesso anno. Scrive "Uno di noi" e "Senti qua", brani ska come sigla di un format televisivo. Devolve il brano "Respiro di te" per lo spot dell'associazione Vittime del Dovere che riecheggia negli stadi di serie A calcistica e durante le dirette Sky e Rai. Dedica e dona il brano "Festa di primavera" alla sua città, Lissone, all'associazione dei commercianti che diventa l'inno della manifestazione. Il brano "Colori d'estate" dedicato a Bellaria viene utilizzato come sigla nelle serate finali del Bim Music Network Festival di Bellaria-Igea Marina. Scrive l'inno "Passa Stoppa Tira e Para" per la società calcistica GS Vedano. Scrive l'inno "Versi Di-Versi" a favore dell'associazione Energy Family Project a tutela delle nascite con malformazioni e agenesia e amputazione degli arti. Devolve il brano "Oltre la soglia" in favore della lotta contro la violenza sulle donne dedicato a Valeria Bufo per l'associazione XNoiVale. Ottobre 2019 ultimo live in teatro. La pandemia ha bloccato il mondo. Ma il narratore non si ferma, regalando un brano alla città di Milano e non solo: Passa di qua. Nel 2021 rompe il suo silenzio con l'uscita del brano "Stallo". MAo destabilizza tutti, un brano rap, arrabbiato, che fa capire, ancora una volta, il calibro della sua penna. MAo Medici può non piacere al primo ascolto, non è immediato. Il suo raccontare va capito, ascoltato. Un uomo con mille sfaccettature con i suoi brani ironici ma intensi, sempre pieni di spunti sui quali soffermarsi. Non è etichettabile, non ha collocazione e, come dice sempre lui sorridendo: " Faccio sempre quello che mi piace e mi diverte, senza nessun nesso logico". 30 anni di palchi, prove, scritti e chilometri... e me le ricordo tutte... Speriamo di poter continuare a fare ciò che amiamo...
A che età nasce l'amore per la
musica?
L’amore per la musica c’é
sempre stato, anche prima di iniziare a suonare. Il tutto si é amplificato una
volta entrato “dall’altra parte”, nella riva di chi la musica la crea e la
suona. Il capire una struttura, il percepire ogni singolo strumento in un
brano, riuscire ad ascoltare tutto ben distinto anche se in un'amalgama
perfetta. è stato come riscoprire
il tutto una seconda volta. Era tutto nuovo e conosciuto al tempo stesso per
questo motivo sono diventato molto caotico nell’ascolto, la curiosità mi spinge
ad ascoltare tutto, indistintamente. Però, sono un ascoltatore anomalo,
difficilmente apprezzo tutto un intero album, di chiunque, dai grandi nomi a
quelli meno noti (che sono tantissimi ed altrettanto bravi).
Non ascolto quelli che piacciono a
tutti, quelli “di moda”, ascolto ciò che mi
trasmette un qualcosa. In molti restano ancorati a band o canzoni del passato
non volendo nemmeno provare a dare spazio ad alcuni artisti di oggi, non sono
molti, ma ci sono e meritano innanzitutto il rispetto per la propria arte poi,
ovviamente poi possono piacere o meno, ma precludere un eventuale ascolto mi
sembra molto limitato e in parte pigro.
Che messaggio desiderano
infondere i tuoi testi?
Come ripeto sempre: non
“lancio” messaggi. Non sono uno di quelli che ti dice: “Fai così, fai cosà”.
Ognuno è libero di interpretarmi come meglio crede. Io racconto me stesso, il
mio vivere, ciò che mi circonda ma mai “profetizzando” nulla. Io so cosa provo
per un determinato brano e cosa mi sto raccontando ma, quello che vale per me,
può (anzi deve) non valere per altri. Ognuno è singolarmente differente. Ed è
bello così. Se proprio proprio vogliamo andare a scavare, posso dirti che la
mia idea del vivere è la seguente:
“Non lasciarti andare al
rancore, non sprecare energie per situazioni scomode. Sorridi, resta lucido ed
affronta tutto ciò che ti si para davanti, non lasciarti logorare dalla rabbia
e, soprattutto, con i “SE” e con i “MA” la storia non si fa”. è per questo motivo che MAo è scritto
con le due lettere maiuscole, per ricordarmi sempre di non pensare a ciò che è
stato ma vivere costantemente e appieno tutto quello che mi succede, bello o
brutto che sia, perché serve sempre tutto.
Cosa ricordi con maggiore
emozione dei tuoi trent'anni di attività?
Sicuramente il primo live in
un palazzetto, accanto ad artisti che ascoltavo solo in radio (ai tempi la
musica non era in tv). In quel periodo scrivevo ma non cantavo, ero (sono)
timido. Ero una back voice e chitarra. Alzare lo sguardo e vedere un palazzetto
gremito che apprezzava il mio scrivere é stato indescrivibile, un’emozione
davvero intensa. Ovviamente, ci sono molte situazioni che mi hanno regalato
qualcosa... La prima del mio spettacolo teatrale, oppure quando io e la mia
chitarra eravamo al Teatro Alfieri di Asti. La prima volta che ho sentito un
mio brano alla radio, le trasferte con i musicisti, i chilometri, la prima
intervista in diretta in uno studio televisivo o radiofonico, un mio brano riecheggiare
in uno stadio... insomma, ci sono moltissimi momenti che porto dentro e li
ricordo tutti... trent’anni sono tanti... elencarti tutto occuperebbe troppo
spazio e so che mi vuoi chiedere altre cose... e ti ringrazio per questo, come
sempre.
Quale è stato il brano più
rilevante che hai scritto?
Onestamente non posso dare una
posizione ai miei scritti, raccontano me stesso, le mie fasi, tutte ugualmente
importanti. Tutto ciò che ho vissuto mi ha portato ad essere chi sono oggi, nel
bene e nel male, tutto al primo posto. è
come se fosse un cielo stellato; non c’é una stella più bella di un’altra ma
tutte insieme creano uno spettacolo unico. Sono tutte necessarie ed uniche...
Hai ottenuto apprezzamenti
importanti durante il tuo percorso artistico?
Premetto che non cerco mai
riconoscimenti, anche quando partecipavo ai contest lo facevo a cuor leggero
per conoscere musicisti e prendere contatti. Alcuni riconoscimenti sono
arrivati, e ne sono davvero onorato, ma non passo la vita a cercarli, se devono
arrivare, arrivano. L’ultimo che ho ricevuto è stato del tutto inaspettato e
l’ho ricevuto da Omar Pedrini e Antonio Silva. Pensare che io avevo partecipato
per conoscerli e poi è successo il tutto... Ma, l’apprezzamento più bello, in
assoluto, è quando ti scrivono o ti fermano dopo un concerto dicendoti che un
tuo brano gli ha dato forza, gli ha regalato un sorriso o che gli ha aiutati in
un momento della loro vita. Questo è il vero “riconoscimento”. In quel momento
ti accorgi che hai anche una grossa responsabilità, e non é del tutto scontata.
Come diceva Hester Browne “Ciò che é destinato a te troverà il modo di
raggiungerti”.
Alcune idee improvvisate hanno
reso possibile l'attuazione di un progetto musicale?
In realtà tutto quello che
faccio e ho fatto nasce in questo modo. (ride) Sono molto istintivo nel buttare
giù le varie idee. Il primo disco da solista (Cenere- 2012) è nato proprio di
getto. Avevo dei brani e volevo registrarli. In pochi giorni ho registrato il
tutto, chitarra e voce. Quel disco, che ha dato il via al mio percorso in solo,
è solo chitarra e voce. In molti mi avevano sconsigliato un disco del genere
ma, se mi metto in testa una cosa, quella è. La faccio come dico io. Con quel
disco sono capitate molte cose inaspettate... è stato molto bello. Penso che
per molti valga questa cosa, ma senza mai avere fretta, nemica di tutte le
cose. Per Cenere, i brani erano ben assimilati, in studio c’ero solo io, sapevo
cosa e come lo volevo e quindi é andato via veloce. Quando invece registro con
i turnisti, la cosa è molto meno frenetica, non troppo ragionata ma più
rilassata e indirizzata. Capita ancora adesso che dalla sera alla mattina
avviso i musicisti per un live. Lo so che mi odiano... Così come i libri che ho
scritto, sono partiti di getto. Stessa cosa per lo spettacolo teatrale, mai
avrei pensato di scrivere e dirigere uno spettacolo per il teatro e invece, in
una settimana, avevo realizzato l’idea.
Cosa vorresti nel tuo futuro
da cantautore? Quali cantautori hanno distinto e continuano ad ispirare il tuo
percorso artistico?
Nell’ultimo anno e mezzo il
mondo è cambiato. La gente è cambiata. Il mio futuro, al momento, lo vedo in un
limbo. So che il tutto sta ripartendo piano piano, ma oggi fare progetti a
lungo termine lo vedo al quanto avventato. Spero di riuscire nuovamente a
suonare dal vivo. Ho cambiato mondo e nel nuovo disco si percepisce. Non mi
vedo più adatto all’intimità di un locale, non che non lo apprezzi, ma voglio
cambiare e mutare. Ho sempre la mia chitarra con me, è presente, ma i colori
intorno ai brani sono ben differenti da ciò che ho fatto finora. Non è un
seguire la moda, è solo quella mia curiosità che ho accennato prima che vuole
sbizzarrirsi. Di certo non mi metterò a fare reggaeton italiano o simili, però
io ho iniziato con il rap, qualcosa di quello si sentirà ma poi spazierò
ovunque, tra i generi, senza nessun vincolo o limite. Il nuovo disco avrà un
track list imponente. Anche qui mi è stato sconsigliato... ma ritorno al
discorso di prima. Per quanto riguarda i cantautori in molti mi hanno ispirato:
Bennato, Silvestri, Fabi, Gazzé il purtroppo dipartito Erriquez per citarne
alcuni. Molti anche stranieri ma non sto qui a farti un elenco. Attualmente c’é
poco che mi ispira, faccio più delle cose mie senza influenza alcuna. Penso che
il fatto di non essere etichettabile sia proprio per questo, perché non copio
nessuno, non mi rifaccio a nessuno. Sono ciò che suono e suono ciò che sono e
di “me”, come di ognuno, ce n’é uno soltanto.
Cosa vuole trasmettere il tuo
nuovo singolo STALLO
Il brano è un misto di rabbia,
nevrosi e stanchezza accerchiate da confusione, disordine e ignoranza. E di
quest’ultima, l’ultimo anno ne é piena... Nessuno sa di cosa si stia parlando
ma tutti ne parlano. Nessuno ha titoli ma tutti hanno ragione. In un paese dove
il senso civico non si sa nemmeno cosa sia e dove si urla la rivoluzione ma se
hai impegni rimandi a domani. Un paese che ha messo in ginocchio settori che si
danno per scontati, tutti messi in un angolo, senza voce. Tutti ad urlare in un
post ma senza alcun suono. è
troppo comoda. è un discorso
davvero lungo e articolato, non si può riassumere in poche righe di testo. Ti
posso dire che “Stallo” è, per la prima volta, un brano schierato. Non l’ho mai
fatto (e forse mai lo rifarò) ma ero arrivato ad un punto dove ho voluto dire
“basta”. Ero saturo di tutto, non sono mai stato uno che si limita o racconta
falsità. Come detto prima, ogni brano racconta e riporta una mia fase. Stallo è
anch’esso una mia fase, giusta o sbagliata che sia non mi interessa. Ciò che
può pensare di me la gente per un brano non mi frena. Non sono un “piacione”
che ti racconta quello che é più comodo per avere like o visualizzazioni. Chi
mi conosce, quelli di cui conosco i nomi, sanno e soprattutto capiscono quello
che esprimo. Il resto sono solo commenti che intasano i profili. Dovevo
scriverlo, volevo farlo... L’ho fatto.