Andrea Ravazzini |
Gioia Lomasti in collaborazione con Vetrina delle Emozioni ringrazia l'autore Andrea Ravazzini per questo meraviglioso contributo a noi dedicato. Andrea Ravazzini è nato a Sassuolo nell'ottobre dell’anno 1978 e vive attualmente tra Modena e Corlo, una frazione del Comune di Formigine (MO). Nel corso del suo percorso di studi ha conseguito la maturità classica, una laurea in Psicologia e due master. Da sempre appassionato di letteratura, avido lettore e instancabile viandante nel mondo dei libri, lavora per il Centro di Solidarietà di Reggio Emilia Onlus, sul territorio reggiano, nell'area Dipendenze Patologiche, in una struttura residenziale. E’ appassionato di cinema e sport, oltre che di libri e letteratura. E’ impegnato da tempo nel mondo del volontariato sul territorio modenese. Oltre che nei libri e nella poesia, crede nell'uomo e in Dio, anche se non sempre allo stesso modo.
Quanto
tempo hai impiegato per pubblicare il tuo primo manoscritto?
Il
mio primo manoscritto pubblicato è stato un saggio di psicologia, quindi un
campo diverso dalla poesia, però è stato per me un passo necessario per capire
che volevo dare voce pubblica anche alla mia poesia, per molti anni rimasta in
un ambito intimistico, privato, personale.
La mia prima silloge (Naufragi di paesaggi interni -Frammenti, Sigem) è stata pubblicata nella primavera dell' anno 2023. Quindi il mio debutto pubblico a livello editoriale è recente, mentre sono 25 anni che scrivo poesie relegate nell'ambito privato.
Cosa è per te creare poesia?
Credo
innanzitutto che poesia sia dare voce al nostro magma emotivo più profondo che
scaturisce dal nostro essere nel mondo e a contatto con gli assi portanti e
costituenti della vita, cioè l'attesa, l’angoscia e la speranza. La parola ha
un potere salvifico, rigenerativo, perché tessitrice di senso. Scrivere poesia
è lasciarsi attraversare dal flusso della vita per come ne veniamo a contatto
nel quotidiano.
Puoi
parlarci del tuo ultimo progetto libro e secondo te quale è il suo punto di
forza?
La
mia ultima silloge, pubblicata agli inizi del 2024, si intitola “Questa notte
si aggrappa agli scorci di una fragile luce - Frammenti” (Nulla Die, 2024).
Questa silloge rappresenta una raccolta di frammenti che segnano il
consolidamento ulteriore degli assi portanti della mia poetica. La mia poetica
è emersa e si è resa sempre più esplicita nel corso del tempo. L'uomo come
essere nel mondo vive nell'attesa come cardine temporale dilaniato dall'angoscia (poiché è essere per la morte, caratterizzato da finitudine), ma anche
mosso e teso a dare senso al mondo e all'esistenza alimentato dal sentimento
lucente della speranza. È una poetica al contempo semplice e complessa, dai
toni esistenzialisti e mi auguro progressivamente sempre più articolata e di
ampio respiro.
Cosa
si evince dai tuoi testi e qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai lettori?
Spero
dai frammenti si evince il suono della poetica si cui mi baso e il lucente dar
voce alla Parola che è ancora di salvezza dell' umano.
Come
hai scelto il titolo del tuo libro e qual era l'idea dietro questa scelta?
Il
titolo del libro riflette un aspetto fondamentale della mia poetica, la notte e
la luce si compenetrano nel loro intrinseco divenire nel tempo e nei luoghi del
mondo e dell' animo umano.
Quali
modalità utilizzi per promuovere la tua opera?
Per
promuovere il libro al momento utilizzo prevalentemente i social e il
passaparola, ma sono aperto ad altri metodi promozionali.
Come
hai affrontato le sfide nel pubblicare il tuo primo libro?
Il
mio primo libro di poesie, come banco di prova, ho voluto pubblicarlo con una
realtà editoriale modenese, cioè del territorio in cui vivo. E sono molto
soddisfatto del risultato ottenuto sino ad ora in termini di riconoscimento.
Come
descriveresti lo stile di scrittura nel tuo libro e cosa lo rende unico?
Mentre
il mio primo libro di poesia raccoglie una selezione di frammenti composti nel
corso di un periodo di più di 20 anni, e quindi è rilevabile il cambiamento di
stile, nel mio ultimo libro è presente una poesia già più matura e consolidata,
radicata su di una poetica certamente in divenire ma con basi deposte su cui
costruire.
Ci
sono degli autori o opere letterarie che ti hanno influenzato nel tuo percorso
di scrittura?
Il
mio stile è stato definito neo-ungarettiano, difatti devo molto al primo
Ungaretti. Credo in qualche modo di essere stato influenzato dai miei poeti
prediletti, Pavese, Antonia Pozzi, Cristina Campo, Sylvia Plath, Emily
Dickinson in primis.
Qual
è stato il momento più gratificante per te finora?
Il
momento più gratificante credo sia per ora questo ultimo lungo momento a
cavallo della fine 2023 e inizi 2024 in cui ho ottenuto due premi e ho
percepito, nel mio piccolo mondo, un sempre più tangibile e diffuso gradimento
da parte del pubblico per le poesie che scrivo.
Hai
qualche consiglio per altri autori emergenti che aspirano a pubblicare il loro
scritto?
Non
mi sento di dare consigli se non quello di chiedersi perché si scrive. Se
scrivere è un bisogno ineluttabile che incontri o meno il riconoscimento del
pubblico e della critica credo sia una questione secondaria.
Scrivere,
comporre, dare voce è un processo innanzitutto privato, secondo me, che poi può
essere modellato in vista di una maggiore fruibilità da parte del pubblico,
dell' altro.
Stai
pensando a nuovi progetti per il futuro?
In
verità non mi sbilancio molto, cerco di continuare a scrivere e di vedere cosa
porta con sé ogni nuovo giorno.
A cura di Gioia Lomasti in collaborazione con Vetrina delle Emozioni